LA 14° FATICA DI ERACLE: LA VISIONE DI "ERACLE" DI EURIPIDE SECONDO EMMA DANTE

24.10.2024

["Se qualcuno ti vedesse, riderebbe di te. Ti comporti da donna"] (Teseo) 

La crudeltà, la sofferenza e la redenzione di un uomo negli occhi di una donna. 

Ciò viene mostrato nella revisione di "Eracle" di Euripide da parte della eccelsa Emma Dante: la storia di un uomo, un eroe che ritorna dal mondo degli inferi per vivere allo stesso tempo l'inferno sulla Terra. 

Maestoso è l'utilizzo dell'Anfiteatro di Siracusa, per rappresentare la tragica storia del famoso eroe greco: l'uso del colore bianco, neutro agli occhi dello spettatore ma negli occhi di chi conosce la storia, è simbolo di candore, purezza ma allo stesso tempo può anche macchiarsi di sangue, violenza e morte. 

Si può constatare come abbiano usato vari temi della cultura cristiana: le croci posizionate come mulini a vento (come in Don Chisciotte, il protagonista combatte contro mulini a vento pensando che siano giganti, così il nostro eroe combatterà contro le sue stesse paure e illusioni, massacrando il sangue del suo sangue, cercando redenzione nella fede, ma invano), la corona e il velo indossata dalla regina Megara prima della sua esecuzione, circondata dal coro – rimanda la figura della Madonna circondata da angeli, per rappresentare la purezza e la fedeltà di una donna nei confronti del marito, del suocero e dei suoi stessi figli. 

Elemento fondamentale che occupa la maggior parte della tragedia è l'acqua, simbolo di purificazione dal male (come nel battesimo) e allo stesso tempo elemento di morte e di sepoltura. 

Lo sfondo delle foto e dei teschi rimanda un luogo di sepoltura: rappresenta anche la casa di Ercole, una tomba per la sua anima e per i suoi peccati. 

L'uso delle fotografie sullo sfondo bianco è incredibile: si dice che la fotografia possa imprigionare l'anima di un uomo: quindi Eracle non è un semidio come tutti credono, ma un uomo come tanti, imprigionato nel suo limbo – lo si può anche notare nel momento in cui Anfitrione mostra al pubblico la foto del figlio, per rappresentare la sua presunta morte. 

Di bassa importanza le figure delle tre seguaci di Liso, che potrebbe – in qualche modo – rappresentare le figure delle Erinni, divinità greche che recano sofferenza e scongiura a coloro che commettono omicidi, ma allo stesso tempo inseguono e seducono gli assassini. 

Importante sono le figure del coro, rappresentati come "suore", che portano risposte e consigli per il vecchio Anfitrione nei momenti più bui della sua vita. 

L'uso dei costumi è particolare, in quanto non sembra rimandare i classici costumi e abbigliamenti della cultura classica – romana: tali costumi li si può notare anche in lungometraggi come "Titus" di Julie Taymor (l'abbigliamento dei personaggi rispecchia molto quelli di Tamora, Marco Andronico e altri ancora), ma anche rappresentare un mondo post – apocalittico come in "Mad Max: Fury Road" di George Miller. 

Importante è l'uso della musica, per evidenziare una processione funebre e allo stesso tempo la violenza umana, che è elemento fondamentale della tragedia. D'altronde è importante anche l'uso della luce naturale, per rappresentare la bellezza umana dei volti dei personaggi, la loro sofferenza, paura, rabbia e morte. 

La figura delle divinità Iris e Lissa viene rappresentata come dee – insetto, in particolar modo come mantidi religiose: come le mantidi, seducono e offuscano gli occhi dell'eroe, facendo credere a lui di trovarsi di fronte la progenie di Euristeo anziché i suoi stessi figli, per sporcarsi le mani di sangue puro e innocente. 

Senza alcun dubbio è fondamentale il racconto del messaggero di Eracle, che racconta nei minimi dettagli al coro il massacro compiuto dal suo padrone, evidenziando come l'eroe sia maledetto dagli dei (persino il suo vero padre, Zeus, non l'ha salvato) e stava per uccidere il suo vecchio padre Anfitrione, se non fosse per l'intervento divino di Atena (dea della saggezza e protettrice di molti eroi, come Perseo, Odisseo e lo stesso Eracle) a salvare la situazione. 

Struggente è la reazione di Anfitrione nel vedere e risvegliare il figlio, incolume e disorientato dal proprio misfatto, mostrando le salme della sua famiglia adagiate su letti d'acqua. 

Eracle, nel vedere il suo massacro e le sue mani sporche di sangue, invano tenta il suicidio ma viene sorretto dalle spalle dell'amico Teseo, salvato negli inferi il quale lo porta sulla retta via e lo incita a comportarsi da uomo. 

Eracle ha compiuto 13 fatiche, le più conosciute e famose al mondo: ma una sola non è mai riuscito a compiere e che non sarà in grado di farlo. 

LA REDENZIONE DEI PROPRI PECCATI. 

Può cambiare città e vita, ma non può abbandonare il suo passato e il suo triste destino, perché ovunque andrà, sarà perseguitato dalle sue stesse colpe e dai fantasmi dei suoi cari. 

Bisogna sottolineare che Emma Dante ha sbalordito da subito ad usare un cast di sole donne per rappresentare una tragedia di soli personaggi maschili. 

Posso constatare che l'uso della tragedia è molto utile per descrivere il fenomeno che affligge in modo drammatico il momento storico: il femminicidio. 

Purtroppo stiamo vivendo in un periodo in cui sentiamo parlare di femminicidio, violenze domestiche riguardo alle donne: l'opera rispecchia tale tema (in particolare l'uccisione della famiglia da parte di Eracle).

Cerchiamo in ogni modo di trovare redenzione dei propri peccati, ma come si può redimersi avendo le mani macchiate di sangue? 

Possiamo compiere numerose imprese, essere adorati e mostrare la nostra forza e virilità, ma ognuno di noi ha un demone interiore che ci offusca la mente e gli occhi e ci rende malvagi. 

Però, a differenza di Eracle, dobbiamo combattere i nostri demoni ed evitare il male e di infliggere dolori e sofferenze a coloro che amiamo, altrimenti rischieremo di vivere l'eternità nel dolore, nella pazzia e nella morte interiore 

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