PARTHENOPE: LA VENERE DI SORRENTINO

11.11.2024

La grande bellezza italiana.

Come sempre, il nostro caro e amatissimo Paolo Sorrentino ci riempie i nostri occhi di cotanta meraviglia italiana, rappresentando in tutto il suo splendore una delle città italiane che viene sempre sottovalutata, ma se si osserva attentamente, è poesia reincarnata: Napoli.

Parthenope: non è un caso la scelta del nome, in quanto si riprende la mitologia classica. Una bellissima sirena che decise di trovare il suo sonno eterno in una landa che verrà poi denominata Partenope stessa, che poi verrà conosciuta come Napoli.

Ma è anche il nome della nostra protagonista, la nostra  Celeste dalla Porta, che attraverso il suo sguardo magnetico e la sua bellezza sirenica, giuda noi spettatori a vedere la città con i suoi occhi e a comprendere anche come "vedere" la grande bellezza.

La sua formosità elegante e anche sfingea ammalia chiunque le passi accanto, persino il suo stesso fratello, che purtroppo, per non sopportare l'idea di perderla per mano di uno "impuro", troverà la pace suicidandosi, creando in Partenope tanta amarezza nel cuore, venendo anche allontanata dalla famiglia stessa, in quanto vedono in lei una bellezza mortale per chi le sta intorno.

Comincerà a girare per tutta la città napoletana, vedendo, conoscendo e purtroppo rendendosi conto che Napoli ha tante facce della medaglia: l'incontro con il famoso poeta britannico (anche se è presente in pochissimi minuti, Gary Oldman ha saputo risaltare la sofferenza di un uomo solo, che ha paura di ammettere la propria sessualità e allo stesso tempo fa comprendere alla nostra sirena che "la bellezza è come la guerra, apre tante porte" e non dura per sempre), l'incontro con la famosa attrice compaesana che si è trasferita nel Nord per cercare successo e rimpiange di essere napoletana (Luisa Ranieri ci mostra la sofferenza di molti a trasferisci altrove per cercare successo e quando lo ottengono, provano ribrezzo per il loro paese natio), la scoperta della Napoli "sotterranea", dove vige la malavita e la povertà, per poi arrivare alla realtà ecclesiastica, dove la superstizione cristiana, il vizio del potere e dell'appetito sessuale sono il "pane quotidiano" (Peppe Lanzetta, attraverso una sorta di comicità napoletana, ci mostra - anche se per qualcuno potrebbe risultare pacchiana o anche blasfema - come anche la Chiesa può essere ammaliata dal frutto del male, proprio come Eva tentata dal serpente).

Per poi concludere il racconto con la nostra sirenetta ormai invecchiata; Stefania Sandrelli, anche nel suo piccolo ruolo, riesce a farci entrare nel personaggio mostrandoci non più come una sirena che ammalia gli uomini per poi farli affondare nel fondo del mare, ma come una semplice donna, che è stata tormentata da tanti demoni interiori, ma finalmente ha trovato la pace nell'unico luogo dove tutto ebbe inizio e dove finirà.

Il mare stesso è il personaggio secondario: sentire le onde infrangersi ed essendo esso stesso il luogo di nascita della giovane, rimanda in qualche modo il famoso mito classico della nascita di Venere, nata dalla spuma del mare.

Potenti sono i primissimi piani che Paolo risalta su determinati personaggi e sembra che, in qualche modo, vogliano condurci con il loro sguardo all'interno della pellicola e farci immergere nelle profondità di Napoli.

Ma il vero fulcro della storia non è solo la bellezza paesaggistica di Napoli e le sue sfaccettature, ma anche cogliere il vero significato del "vedere": e questo c'è lo spiega l'insolito ma anche il sensazionale rapporto tra la nostra Venere partenopea e il suo professore di antropologia (Silvio Orlando è molto conosciuto per le sue interpretazioni comiche, ma qui ci mostra il lato rigido ma tenero di un uomo che riesce a "vedere", a - perdonate il gioco di parole cinematografico - "cogliere la bellezza collaterale"), che a differenza degli altri uomini, non viene ammaliato dallo splendore estetico di Partenope, ma fin da subito, mostra in lei un senso di onore e rispetto - senza mai giudicarla - fino ad affidarle persino il ruolo di assistente e anche la sua cattedra, ma soprattutto far vedere a lei cosa è per lui il concetto di "vera bellezza": un figlio deformato da una insolita malattia, ma come dice lui stesso "è stato plasmato da acqua e sale, come il mare".

Che dire Paolo? Come sempre, ci sorprendi con le tue meraviglie cinematografiche, ma in questo sei stato un vero artista, un pittore che hai rappresentato sulla tela cinematografica il vero cuore di Napoli e della bellissima Italia.

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