LA VISIONE FREUDIANA DI “POVERE CREATURE!” DI YORGOS LANTHIMOS

Eccelso. Sublime. Incredibilmente psicologico.
Questo sono i concetti chiave che racchiudono il grande capolavoro di Yorgos Lanthimos in Povere Creature!.
Il semplice fatto di aver inserito sia l'aspetto letterario horror che una visione psicologica freudiana è risultato un'opera eccellente: incentrare la storia di una donna suicida, che viene usata come oggetto di esperimento innescando nel suo cervello quello del feto morto e l'avanzare della sua crescita emotiva ed assaporando la verità cruda e crudele ma anche carnale e lussuriosa che è la vita stessa è incredibilmente veritiero.
Tutto è concentrato sulla vita di una donna (Emma Stone, considerata dal regista stesso musa ispiratrice, dopo il grande successo che le è valsa la nomination agli oscar assieme a Rachel Weiszt ne The Favourite) che si suicida – il film omette il motivo di tale gesto – che viene ripescato dal fiume da uno scienziato folle, che idealizza un esperimento mai provato, deriso e messo in soggezione persino dai suoi studenti, ad eccezione di uno: sostituire il cervello della madre e impiantando il cervello di un feto morto.
Ma tale "meraviglia" grottesca deve uscire dal guscio: deve viaggiare, vedere il mondo, essere libera.
E' questo accade a Bella.
Accompagnata dal giovane e seducente Duncan, – la straordinaria e sentimentale interpretazione di Mark Ruffalo, che dimostra il suo talento attoriale dopo il grande successo del kolossal Avengers: Endgame – attraverso la scoperta del mondo, Bella comincia a vedere il mondo con gli occhi di una bambina, per poi crescere a poco a poco assaporando la nuda e cruda verità del mondo ma anche la scoperta del proprio io psicologico.
Da una situazione quasi umoristica ed "infantile" – particolare la scena della cena in cui Bella non nasconde le sue imperfezioni, mostrando giustappunto un atteggiamento infantile nell'atto di sputare il cibo e sostenendo che non è di suo gradimento in maniera villana, ed alzandosi per andare "a prendere a pugni" il bambino che stava piangendo – fino ad arrivare ad un finale che evidenzia la figura di Bella che si dimostra matura e in grado di compiere le proprie azioni in maniera autonoma, senza avere il permesso di nessuno.
Non è un caso che il personaggio interpretato da Emma Stone – la quale ha vinto sia il Golden Globe che l'Oscar come miglior attrice protagonista, a seguito del suo grande successo del 2016 con La La Land di Chazalle – si chiami Bella: poteva chiamarsi in altro modo, ma il semplice fatto di chiamarsi Bella rimanda una percezione molto meravigliosa che è la vita stessa.
Il concetto base di impiantare il cervello di un feto rispecchia con particolare attenzione Il mostro di Frankenstein di Mary Shelley: uno scienziato pazzo che resuscita il cadavere di un uomo impiantando un cervello abnorme e terrorizzando i cittadini del villaggio.
Ma in questo caso la protagonista non terrorizza nessuno: anzi viene accudita da questo scienziato folle e deforme – Willem Dafoe, riconosciuto per le sue interpretazioni da Spiderman nel ruolo di Goblin e come non dimenticare la sua performance che gli ha portato la sua quarta candidatura agli Oscar per Van Gogh – Sulla soglia dell'eternità – che la tratta come una figlia e la tiene segregata nella sua casa, temendo come il mondo potrebbe reagire nei suoi confronti.
Ma Bella decide di viaggiare per il mondo, ampliando a poco a poco insegnamenti e conoscenze che per una donna con il cervello di un feto è del tutto nuovo: la scoperta del sesso, la filosofia, la politica, l'esistenzialismo, la povertà che la circonda ma soprattutto il fatto di poter decidere in quanto donna – come se volesse lanciare un messaggio di speranza ma anche di ribellione contro le ingiustizie che subiscono le donne in tutto il mondo.
Un viaggio del tutto onirico – notare come per ogni particolare momento del suo viaggio ci sono queste grandiose inquadrature del tutto surreali, che in qualche modo riprendono La persistenza della memoria e altri capolavori daliali – alla scoperta del proprio io, fino alla sua crescita.
Grandiosa è la scenografia idealizzata dalle menti surreali di Shona Heath e James Price, che risalta una visione kafkiana, una vera e propria introspezione psicologica dell'eroina, cosa che avrebbe danneggiato assolutamente se avessero usato una scenografia piatta, rigida e senza valore emotivo.
Così come la scelta dei costumi: la maestosità degli abiti di Bella, disegnati e prodotti dalla perfezione di Holly Waddington, il motivo altamente e usando un eufemismo "esageratamente" voluminoso delle spalline racchiude in sé una giusta motivazione, così come anche l'acconciatura che risulta "misera", "volgare" e percepita come fuori moda e infine un trucco intenzionalmente imperfetto.
Nel mondo di oggi, girare per strada con abiti troppo sfarzosi ed acconciature disordinate può creare disagio per la comunità e quindi etichettata come "una poco di buono": ma in questo capolavoro cinematografico, Lanthimos assieme al reparto costumi e trucco ed acconciature, vuole dimostrare che non bisogna vergognarsi del proprio io – infatti molti uomini e anche donne vedono in Bella una bellezza afrodisiaca, quasi divina.
La vera domanda che può sorgere ai lettori è: perché menzionare Freud in questo articolo?
La risposta è semplice: Bella.
Bella incarna il concetto chiave della psicologia generale: una crescita sia fisica che psicologica dei bambini, che imparano a camminare per la prima volta, a mangiare, a parlare, a pensare, scoprono per la prima volta l'autoerotismo e anche il concetto generale del coito sessuale, il valore del denaro.
La non curanza di usare le parole e manifestare i propri pensieri, che fin da bambini i nostri genitori ci dicevano di tenere tutto per noi: l'indifferenza di farsi usare sessualmente, anche se moralmente è immorale, a Bella questo non importa perché è una bambina intrappolata nel corpo di una donna.
La nostra eroina ci fa vedere il mondo con gli occhi e la mente di un bambino: tutto nuovo, tutto da scoprire, pieno di avventure – scena molto memorabile quando osserva inerme la gente che sta morendo di fame e di sete ad Alessandria che cerca invano di aiutarli, ma viene fermata e sollecitata che il mondo non è mai perfetto.
Emma Stone non è solo una brava attrice: è una vera perfomancer, calcando il maniera grottesca, divertente ma anche impressionante i movimenti, i dialoghi, l'assoluta indifferenza delle parole che usa, pur ferendo chi le è accanto.
Dopo il successo grottesco e anche strabiliante de The favourite, Yorgos Lanthimos ha mostrato il suo essere regista: una visione grottesca ed onirica, ma anche psicologica ed essenziale della realtà sotto gli occhi di una donna, con il cervello di un feto.